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2007-06-07

La sconfitta della polizia: testimonianza

Immaginate la situazione di partenza. Da una parte una polizia corazzata da capo a piedi. 16mila: un vero esercito. Possono comunicare con chiunque, hanno mezzi di trasporto e godono di diritti sovrani. Dall'altra parte, persone armate quasi solo della loro volontà. Parlano lingue diverse, non hanno strutture di comando, vanno a piedi per chilometri e chilometri. È la forma di "guerra" asimmetrica più estrema che ci sia, e in questa battaglia tra Davide e Golia sono stati loro i vincitori. Com'è stato possibile? Ecco il racconto di un'esperienza personale...

[Siamo realistici e tentiamo il possibile]

Traduzione di: http://de.indymedia.org/2007/06/182469.shtml

Il blocco è in corso. Davanti alla barriera ci sono migliaia di persone. La strada che da Bad Doberan conduce a Heiligendamm è inondata da un mare di manifestanti che non vorrebbe più finire. Stanno sedut* sull'asfalto, si mettono comod*. La via da cui i giornalisti accreditati dovrebbero raggiungere il centro congressi è sbarrata. La locomotiva del vecchio treno a vapore che corre su un binario a scartamento ridotto e normalmente trasporta i villeggianti sulle rive del Mar Baltico a Heiligendamm, oggi resta spenta. I reporter commerciali vengono trasportati in nave. È sbarrato anche l'accesso al lato ovest, uno dei pochi passaggi attraverso il muro di protezione tanto criticato dal movimento contro la globalizzazione capitalista. Ma a quanto pare c'è ancora almeno una via aperta. Sul lato sud della barriera non ci sono ancora blocchi. La folla si raduna: sono cento, forse centocinquanta persone. "Ci proviamo!" Il corteo si mette in moto. Lungo i binari la strada sembra libera. Marciando per i campi, diventiamo 450 più o meno. Gli elicotteri girano sopra la nostra testa. La polizia sa bene che ci siamo mess* in cammino. Marciamo per sentieri di campagna o troviamo la strada tra i campi, e la folla spiana il grano appena spuntato. All'inizio il corteo serpeggia verso sud. Aggiriamo la località di Vorder Bollhagen e dai campi ci raggiungono sempre più gruppetti sparsi. Ormai saranno 800 le persone che si avvicinano imperterrite a Hinter Bollhagen. Nel frattempo gli elicotteri li abbiamo visti solo da lontano e di tanto in tanto incontriamo piccole camionette isolate della polizia. Quando sentono la banda, da lontano vediamo iniziare una frenetica attività. Quando si accorgono della consistenza della colonna che marcia verso di loro, scappano. Vaghiamo per quasi due ore nel paesaggio del Meclenburgo. Avvistiamo la barriera: non ci vuole più molto per raggiungere l'ultimo passaggio ancora aperto. "Demonstrants please close the gate!" mi viene in mente Reagan, e quando alla sera guardo la Tv, i giornalisti intervistati da Ard ricordano anche loro il muro tra l'Est e l'Ovest.
In lontananza scorgiamo la polizia. La barriera non disterà più di 500 metri ormai. Gli agenti si precipitano nervosi verso di noi. Nei cordoni che ci affiancano ne contiamo al massimo un centinaio. Ci sono anche dieci sbirri a cavallo. Sono indecisi. Probabilmente temono che ci avventiamo da un momento all'altro contro il muro. Ma sono troppo pochi. Ci lanciamo verso l'ultima porta ancora aperta. Alla fine saranno in 300 a raggiungere Hinter Bollhagen prima che la polizia riesca a respingere il resto. Ce l'abbiamo fatta. Chiamiamo il media center. È vero: Heiligendamm è accerchiata da manifestanti. Ma la gioia dura poco.
Un idrante raggiunge la sua postazione. "Parla la polizia. Invitiamo i manifestanti ad allontanarsi immediatamente, altrimenti ricorreremo agli idranti". Seguono altre intimazioni. Ci minacciano di usare i manganelli. Alle nostre spalle si posiziona un altro idrante. Il primo ha già aperto l'acqua, ma la folla resiste. Lo spray al peperoncino inonda le prime file. Ci tirano i capelli, sono arrivati i cavalli. Arriva sempre più polizia, ma le/i manifestanti restano stoicamente sedut*. Gli sbirri diventano sempre più aggressivi, più brutali. Alla fine dobbiamo sgomberare il campo. N-TV ci riprende. Diventiamo sempre più pochi. L'idrante alle nostre spalle ha raffreddato i bollenti spiriti della polizia davanti a noi. Ha preso gli agenti in pieno. Dalla folla manifestante si alzano grida di giubilo. Oggi è la prima volta che un idrante riceve il nostro applauso. Ai margini c'è un gruppo vestito di nero. Si tolgono le magliette completamente zuppe. Da parte nostra non c'è stato nessun atto di violenza. Due persone tremano dalla testa ai piedi. Il loro torso nudo porta i segni delle brutalità della polizia. Ferite su tutto il tronco. A uno lacrimano gli occhi: non riesce quasi più a vedere. Spray al peperoncino: ne hanno spruzzato molto. Mi avvicino. "È la nostra giornata", mi urla, "Siamo stati più veloci di loro. E lo diranno tutti i media!" Sorrido tra me e me. "Heiligendamm è sbarrata!" mi dice un amico al telefono. È costata molta fatica a migliaia di persone, ma l'abbiamo raggiunta. Block G8 non è più uno slogan. È un dato di fatto. La coda dei mezzi della polizia è lunga chilometri. Qui intorno ci saranno cinque o sei idranti. Vedo due ruspe di sfondamento. Una vuole girarsi su una viuzza di campagna. Ma non ci riesce. La situazione si fa tesa, due ambulanze si fanno strada a sirene spiegate. Il blocco è stato sgombrato da un bel po'. Ma la polizia continua ad arrivare. Gli agenti stanno pigiati in divisa antisommossa dentro ad auto civili. Oggi agli sbirri non ne va bene una. Con i loro mezzi creano un blocco ancora più impenetrabile di quello che noi saremmo mai riusciti a ottenere. "Non siamo stati colti di sorpresa", ha dichiarato in seguito la polizia. Io oggi ho avuto una sensazione diversa.
Qualunque cosa succeda nei prossimi giorni, non potremo più perdere. È stata la polizia a perdere. Ha mentito riguardo al numero delle sue vittime di sabato. Ha mentito quando ha dichiarato di avere tutto in pugno. Io so che è andata diversamente.
E io so che l'ultima battaglia la vinceremo comunque noi.