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2007-06-05

La polizia è responsabile dell'escalation

L’attuale comunicato stampa di gipfelsoli.org e il video linkato conincidono con quello che ho vissuto in prima persona. Sabato ero con circa 80.000 persone a Rostock, per manifestare contro il vertice del g8. Mentre la polizia afferma di aver reagito a un attacco, nel video è chiaro che gli scontri sono stati preceduti da fermi brutali e da continue provocazioni. Bisogna fare urgentemente controinformazione al riguardo, affinché i contenuti delle proteste non vengano ulteriormente offuscati.

Traduzione dell’articolo in tedesco, con le foto: http://de.indymedia.org/2007/06/181018.shtml

L’attuale comunicato stampa di gipfelsoli.org e il video linkato conincidono con quello che ho vissuto in prima persona. Sabato ero con circa 80.000 persone a Rostock, per manifestare contro il vertice del g8. Mentre la polizia afferma di aver reagito a un attacco, nel video è chiaro che gli scontri sono stati preceduti da fermi brutali e da continue provocazioni. Bisogna fare urgentemente controinformazione al riguardo, affinché i contenuti delle proteste non vengano ulteriormente offuscati.

Da mesi lo Stato cerca sistematicamente di alzare la tensione con rastrellamenti e numerose provocazioni. Mentre il nostro viaggio con il treno di Attac proseguiva senza complicazioni, iniziavano in Piazza dell’Amicizia le prime provocazioni, con la polizia che ostacolava il lavoro informativo e voleva sgomberare il ponte della Ferrovia, in quanto “proprietà privata”.
Successivamente alcuni addetti-stampa vengono allontanati violentemente dal ponte (foto 2).

Le proteste dei fotografi e del corteo giunto a questo punto sul ponte hanno infine esito positivo (foto 3).

Durante le manifestazioni la polizia ci è andata giù presente, e, soprattutto, gli elicotteri che volavano basso continuavano a innervosire i manifestanti e a coprire con il loro rumore gli slogan e i discorsi tenuti durante il corteo (foto 4).

All’arrivo dei due cortei chilometrici al porto di Rostock, le provocazioni da parte della polizia sono aumentate. Per avere uno sguardo d’insieme sull’enorme area, dove si trovavano circa 60.000 persone, sono salito su una collinetta, che si trovava poco distante dal luogo dell’accaduto. Da lì potevo vedere come la polizia cercava palesemente, con attacchi allo spezzone del “blocco nero”, di indurre il blocco stesso al contrattacco (Foto 5).

Non riuscendo nel suo intento, la forze di polizia si sono collocate in mezzo ai manifestanti presenti (Foto 6).

Successivamente, secondo una testimonianza, si è arrivati al contatto con la polizia. Si sono verificati anche alcuni lanci di pietre, di provenienza non chiara (foto 7).

Le innumerevoli azioni della polizia si sono protratte per ore fino alla sera. Chi si trovava davanti al palco non si accorgeva di quel che succedeva all’altro capo della piazza. Il concerto è stato interrotto due volte per attirare l’attenzione sulle repressioni della polizia, ma secondo sarebbe stato più giusto interromperlo del tutto, o almeno fino a quando tutta la folla radunata nella piazza si fosse accorta delle cariche e avesse potuto protestare compatta. In questo modo i manifestanti che si trovavano da quel lato sono stati esposti agli attacchi della polizia e non è stato possibile coordinare la resistenza in modo adeguato. Perché si sia agito in questo modo si capisce a mio avviso da frasi come queste: “Non vi vogliamo vedere!”, ha dichiarato domenica il portavoce di Attac Peter Wahl parlando degli autonomi al canale tedesco nt-v. Il “blocco nero” sarebbe per lui “un gruppo di persone che sono venute qui con l’intento di scatenare tumulti”. Da dove abbia tratto queste conclusioni lo sa solo lui. Che lo voglia o no, con affermazioni del genere crea le condizioni più favorevoli a una divisione di questo ampio movimento.

Sul treno di dormire non se ne parlava nemmeno, e all’arrivo sono andato nel centro di Rostock per rilassarmi un po’ e mangiare qualcosa. Purtroppo il Burger King era già chiuso, ma tanto lì dentro non mi sarebbe piaciuto niente, quindi siamo proseguiti finché non abbiamo trovato qualcosa di adeguato (fig. 9).

Nel centro lo stesso spettacolo: dappertutto polizia, e il supermercato Karstadt aveva porte e finestre sbarrate (fig. 10).

Allora abbiamo preferito dirigerci verso il porto. Nel frattempo qui gli scontri si erano aggravati e la polizia aveva fatto arrivare gli idranti e i blindati (fig. 11).

Nella piazza vicino al porto non ho più visto nessun “black block”: c’era solo una massa di manifestanti che tentava di sentire il concerto e di procurarsi qualcosa da mangiare e da bere a uno dei molti stand. Dal centro della piazza in poi questo non era però possibile perché le snatch squad e altri reparti di polizia caricavano di continuo la folla senza motivi a me chiari (fig. 17).

Se i fermati opponevano resistenza, veniva convinto definitivamente con il gas irritante dei molti agenti in borghese – http://media.de.indymedia.org/images/2007/06/180287.jpg

Quando agli agenti mancava l’aria, ricorrevano ripetutamente agli idranti, e io mi sono fatto una bella rinfrescata (fig. 14).

Dopo poco avevo le lacrime agli occhi. Per i lacrimogeni che hanno rallegrato la folla durante le ripetute cariche (fig. 15).

Vicino alla piazza c’erano molti abitanti della strada che chiedevano alla polizia di interrompere le provocazioni (fig. 16). Purtroppo le loro rimostranze non sono servite a niente.

Nel corso della serata siamo andati al campeggio per rilassarci e prepararci al viaggio di ritorno il mattino dopo. Sulla strada abbiamo incontrato altri idranti e abbiamo visto 7 elicotteri sorvolare il campo.

Il campeggio di Grenzschlachthof, dentro il porto di Rostock, è una baraccopoli fatta di centinaia di tende ammassate a banchetti informativi e a un grosso tendono da circo.

Non era chiaro se il campo fosse effettivamente accerchiato dalla polizia, quindi un po’ più tardi siamo tornati in centro nella speranza di trovare un locale ancora aperto. Ma a parte i numerosi sbirri e qualche manifestante a zonzo, il centro era praticamente spopolato: i media borghesi avevano chiuso il numero e i battenti e gli abitanti di Rostock preferivano restarsene a casa se non avevano motivi personali per rendersi conto della situazione.

[http://de.indymedia.org/2007/06/181195.shtml]