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2006-04-07

Stop G8. Capitalismo. Imperialismo. Guerra.

20.03.2006 | Alleanza Anti-G8 per una prospettiva rivoluzionaria

Contro il vertice G8 2007 a Heiligendamm!

All’inizio del estate 2007 si incontreranno i capi di stato della Germania, Francia, Russia, Granbretagna, Giapone, Canada e Stati Uniti per il cosiddetto vertice G8 a Heiligendamm in Mecklenburgo-Pommerania.

Ben protetti da polizia ed esercito vogliono presentarsi come direzione legittima del “mondo civilizzato” ed organizzare la realizzazione dei loro interessi comuni. Al contrario della loro politica reale vanno a fingere impegni contro la fame nel mondo, contro malattie, povertà ed il terrorismo. Come ai vertici passati decine di migliaia di persone protesteranno contro l’incontro tentando di mostrare qual è il vero significato del vertice G8.
G8 – Pace, libertá e democrazia?
L’incontro del G8 si realizza in una situazione in cui le contraddizioni in Germania come negli altri paesi si acuiscono. Attacchi sempre più allargati contro gli operai sotto forma di appesantimento di leggi e di taglio ai posti di lavoro, al sistema sociale e alle pensioni fanno parte sempre di più della vita quotidiana. Sempre di più delle persone si vedono forzate alla disoccupazione, al lavoro di condizioni precarie o con salari molto bassi. Per questa ragione in milioni stanno vivendo adesso sotto il livello di povertà – addirittura il lavoro a tempo pieno non garantisce più il livello di vita passato. Nello stesso tempo la privatizzazione di servizi pubblici sta generando un peggioramento sia per gli impiegati di questo settore sia per il resto della popolazione che riceve sempre di meno a fronte di prezzi sempre più alti. Le conseguenze sono l’aumento continuo dei costi per l’affitto, il riscaldamento, per l’acqua e l’elettricità, ma anche l’eliminazione dei servizi anteriormente garantiti nel settore sanitario e nel settore educativo. Specialmente le donne sono colpite da questo sviluppo e visto che già come sempre vivono in condizioni peggiori in tanti settori i tagli portano per loro delle conseguenze più profonde. Per dare un esempio fra tanti altri le conseguenze delle cosiddette leggi Hartz lasciano tante donne senza benefici perché gli ingressi dei loro partner vengono conteggiati. Anche tanti migranti come parte dei ceti più bassi della classe si vedono colpiti massicciamente da questi sviluppi, minacciandoli quando non sono più sfruttabili per il capitale con la discriminazione massiccia dello stato e con le espulsioni. Inoltre vengono utilizzati come capro espiatorio per la situazione che peggiora esponendoli a pregiudizi sociali, emarginazione e attacchi. Infine l’aggravamento attuale segna il fatto che non vengono più colpiti solo i gruppi marginali della società, ma anche poco a poco una maggioranza della popolazione. Contro questi attacchi del capitale in quello che fin’ora era il “retroterra pacifico” si stanno muovendo quindi la protesta e la resistenza in forma di manifestazioni e scioperi.

L’offensiva del capitale non si svolge solamente a livello nazionale bensì sta cogliendo gli uomini in tutte le parti del mondo. Che siano guerre, sanzioni economiche o l’installazione di regimi fedeli a loro, e rispettivamente l’appoggio logistico e militare di questi regimi – gli stati imperialistici stanno usando da sempre ogni mezzo per imporre i loro interessi. Per questa ragione gli stati del G8 stanno partecipando direttamente alle guerre imperialistiche, si stanno riarmando per preparare le prossime guerre, stanno fornendo armi o stanno appoggiando differenti gruppi di guerra. È una ironia amara che siano attualmente in guerra in Iraq e in Afghanistan, i cui regimi crudeli sono stati installati da loro stessi quando gli servivano. La vittima in ogni caso è la maggioranza della popolazione.

Gli stati del G8 si assicurano l’accesso mondiale alle materie prime ed alla manodopera a prezzo basso con l’aiuto di istituzioni come il FMI, la Banca Mondiale o l’OMC, con accordi commerciali come il GATS (Accordo Generale sul Commercio dei Servizi) o direttamente attraverso a esercizi d’influenza verso i regimi di vari paesi, a spese della popolazione nei paesi stessi. Cosi dall’Europa orientale via Asia fino all’Africa le basi di vita di milioni di uomini risultano distrutte per il furto delle materie prime, esponendoli ad uno sfruttamento crudele in fabbriche con manodopera a prezzo basso. I progetti di diga in India che stanno causando in alcune regioni una povertà disastrosa e grandi fiumane di rifugiati, e i programmi d’adattamento strutturale in Argentina che stanno provocando una tendenza all’impoverimento sono solo due esempi a livello mondiale delle conseguenze dirette della politica del FMI e della Banca Mondiale.

La resistenza degli sfruttati sia contro gli attacchi militari, e contro le condizioni di lavoro inumane, sia contro il furto delle risorse naturali, viene repressa direttamente dai gregari delle grandi imprese o dai regimi da loro finanziati ed attrezzati utilizzando apparati statali come la polizia, i servizi segreti e l’esercito.

Questo modo di agire del capitale o dei suoi rappresentanti è una espressione della concorrenza severa fra le grandi imprese e fra le varie aree come pure una espressione delle difficoltà sempre più spesse di realizzare aumenti di profitto. Per trovare una soluzione di questa crisi si tenta di intensificare lo sfruttamento, abbassando le spese nei settori sociali, ristrutturando tutti i settori della società secondo gli interessi dello sfruttamento, assicurandosi dei mercati a livello mondiale; con la spartizione ampia di questi mercati stanno agendo infatti in una concorrenza sempre più severa l’uno verso l’altro.

Il vertice del G8 fu creato per calmare le contraddizioni interne degli imperialisti come attualmente per esempio il conflitto doganale fra la EU e gli USA, o la concorrenza monetaria fra euro e dollaro, definendo all’occorrenza le sfere d’influenza attuali. Contemporaneamente il vertice serve per unificare e decidere le strategie di controinsurrezione e di sfruttamento trasfigurandole a livello di propaganda come “necessarie” o “di interesse comune”.
Chi non lotta ha già perso!
Ci sono ragioni più che sufficienti per prendere il vertice G8 in cui rappresentanti politici più potenti si incontreranno in questa occasione, come opportunità di manifestare contro la politica della classe dominante e portare al pubblico in maniera diversa la protesta e la resistenza contro l’incontro. La mobilizzazione deve essere portata avanti da quelli che sono sottoposti qui allo smantellamento sociale ed alle leggi Hartz, alla privatizzazione, alla riduzione del salario, al prolungamento dell’orario di lavoro, alla discriminazione razzista o all’oppressione patriarcale, i quali per questi motivi hanno interesse a cambiare questa situazione. La mobilizzazione deve essere anche una piattaforma per i movimenti progressisti e rivoluzionari in tutte le parti del mondo perché possano presentare e propagare la loro lotta contro lo sfruttamento e la miseria capitalista di gran parte della popolazione nei paesi turbati, contro il saccheggio imperialista delle loro risorse nazionali, contro l’espulsione, occupazione e guerra, contro gli attacchi dell’oligarchia. L’interscambio con i movimenti di liberazione e con le loro esperienze di tanti anni ha perciò l’importanza di sviluppare strategie contro il nemico imperialista comune. La resistenza qui contro l’offensiva capitalista deve riferirsi in modo solidale ai diversi movimenti progressisti e rivoluzionari in tutto il mondo per coordinare azioni comuni e sviluppare una prospettiva comune.
Dalla resistenza alla prospettiva!
Però la protesta e la resistenza non devono limitarsi solamente ai sintomi della politica dei paesi capitalistici di primo piano. Chi vuole cambiare veramente le condizioni deve analizzarle e comprenderle. Le basi della politica degli stati del G8 in concreto sono le basi del sistema capitalista in generale. Queste basi sono lo sfruttamento, la concorrenza e la proprietà dei mezzi di produzione per una minoranza che sta esercitando il potere nella società. Su questa condizione/base cambiamenti emancipativi reali non sono possibili perché i diritti e le necessità degli uomini e la protezione dell’ambiente sono sottomessi allo sfruttamento orientato alla logica del profitto. Tutti gli appelli ad una attitudine più sociale di questo sistema o almeno a concessioni minime, rivolti a quelli che stanno traendo profitto da questo sistema o lo stanno amministrando, si sono rivelati senza prospettive soprattutto in una situazione acuita come quella attuale. Però lo sviluppo attuale sta mostrando evidentemente che il sistema capitalista con il suo sfruttamento e la sua repressione sta producendo anche l’opzione del suo superamento: Le costrizioni capitalistiche e la presunta debolezza degli sfruttati portano ad una situazione nella quale la lotta di classe viene acuita dall’alto sempre di più anche nelle metropoli, obbligando gli sfruttati a riflettere su alternative concrete.

Gli approcci riformisti e del compromesso fra le classe della socialdemocrazia e della direzione sindacale stanno cadendo in questa situazione evidentemente sempre di più nel vuoto, o si stanno manifestando apertamente dalla parte del capitale, perdendo tendenzialmente il loro ruolo integrativo. Per questo sviluppo sorge esattamente di nuovo la possibilità di una trasformazione reale delle condizioni fino ad una società liberata. Gli inizi di nuovi movimenti di protesta di massa, gli scioperi ed i nuclei di differenti forme d’organizzazione sono i primi indizi che indicano la fine dei tempi in cui ha regnato la tregua nella lotta politica proprio negli stati del G8 e le contraddizioni erano canalizzate all’esterno. Oltre ai focolai di conflitto in differenti parti del mondo, ai movimenti e alle organizzazioni rivoluzionarie con la loro esperienza di decenni – dal Nepal all’India, dalla Colombia alle Filippine, fino al Messico –, il capitale si vede esposto tendenzialmente anche nelle metropoli ad una situazione oggettivamente precaria. Il riarmo preventivo all’interno ed le attuazioni più forti contro le proteste sociali – sia in forma di istigazione per parte dei media borghesi, sia in forma di (presunte) offerte integrative, sia in forma di impiego brutale della polizia – stanno già mostrando come deve essere risolto questo problema. Le conseguenze degli scioperi nell’industria automobilistica, negli aeroporti o nel servizio pubblico danno almeno un’idea del potere della classe operaia e delle conseguenze che possono avere lotte più ampie e meglio organizzate e soprattutto uno sciopero generale. Anche le lotte in altre parti del mondo come le occupazioni di fabbriche in Argentina, le proteste di massa e le sommosse in Francia contro gli attacchi alla tutela contro i licenziamenti, le lotte guerriglere e gli scioperi generali armati e politici nel Nepal, o le moltissime altre lotte operaie stanno mostrando quali forme di lotta sono possibili e devono essere sviluppate pure qui come risposta agli attacchi del capitale.

Per questo è necessario portare le proteste, le lotte e la resistenza operaia isolate, di nuovo su un denominatore politico comune: il riconoscimento che il sistema capitalista è la causa di questa situazione e degli sforzi di eliminarlo. Questa necessità è tanto più urgente visto che le forze rivoluzionarie in Germania dopo tanti errori e sconfitte sono tanto deboli che sono appena capaci di influire sulla politica e gli sviluppi attuali.

Questo denominatore è anche necessario perché vogliono evitare preventivamente una possibile resistenza comune degli sfruttati mobilitando l’opinione pubblica attraverso la diffamazione razzista contro gli immigrati.

Le mobilitazioni contro il vertice G8 possono essere una occasione per unirsi, per discutere e per accumulare esperienze. Le mobilitazioni possono essere utilizzate per criticare le condizioni vigenti e per trasmettere la necessità della loro trasformazione rivoluzionaria come anche per riunire e rinforzare le strutture esistenti. Solo con un continuo processo d’organizzazione delle forze rivoluzionarie a livelli differenti e con lo sviluppo di una teoria e una pratica ben consolidate possiamo superare realmente il capitalismo e realizzare una società liberata. Le proteste e i movimenti attuali devono essere utilizzati per avanzare con l’organizzazione portando dalla resistenza a una prospettiva.
Partecipate all’alleanza Anti-G8 per una prospettiva rivoluzionaria!
Vogliamo usare la mobilizzazione contro il G8 in una situazione nella quale stanno acuendosi le contraddizioni per unire la lotta difensiva contro l’attacco attuale, sia all’interno che a livello globale, con la lotta per una società liberata. Quindi la mobilitazione non significa per noi solo dimostrare e trasmettere una teoria e pratica rivoluzionarie, ma anche organizzare delle strutture comuni e radicate che esistano al di là del vertice G8.

Stiamo lavorando sul fatto che il vertice G8 sta offrendo nella situazione attuale una occasione importante per la sinistra rivoluzionaria, operaia ed internazionalista. Una mobilitazione di successo può essere il punto di partenza per un movimento rivoluzionario e un processo d’organizzazione rafforzato in Germania. Per questo è necessario secondo la nostra opinione agire sulla base di posizioni fondamentali e rivendicazioni chiare che stanno scontrandosi con gli attacchi del capitale:

* Resistenza contro l’attacco generale all’interno!
* Per la lotta di classe nelle fabbriche, scuole e università, contro lo smantellamento sociale, il prolungamento del tempo di lavoro, le riduzioni dei salari e delle pensioni!
* No all’agenda di Lisbona, alle direttive Bolkenstein, alla flessibilizzazione dei servizi e delle condizioni di lavoro!
* No alla guerra imperialista e all’occupazione! No alla guerra contro l’Iran! Ritirata immediata per le truppe d’occupazione dall’Iraq, Afghanistan e dalla Palestina! No al Plan Colombia! No al Plan Patritota!
* Solidarietà con tutte le forze rivoluzionarie e emancipative e con la loro lotta contro l’imperialismo!
* Per una lotta contro tutte le posizioni reazionari ed inumane! Per una lotta contro razzismo, patriarcato, omofobia, antisemitismo e islamofobia!
* No all’FMI, Banca Mondiale, all’OMC e GATS! Annullamento di tutti i debiti esterni dei paesi del terzo mondo!
* No alla EU imperialista! No all’esercito europeo e alle truppe d’intervento rapido – Battlegroups! No all’intervento esterno e interno della Bundeswehr!
* No al razzismo e all’oppressione nazionale! No alla fortezza europea! Per le frontiere aperte! Contro tutte le limitazioni di immigrazione e di soggiorno! Uguali diritti per tutti!
* Contro lo sfruttamento devastante della natura e dell’ambiente!
* Libertà per tutti i detenuti politici in tutto il mondo! No alle cosiddette liste anti-terroriste ed alle liste nere! Resistenza non è terrorismo!

Intorno a queste posizioni fondamentali, contributi e rivendicazioni, vogliamo costruire la nostra alleanza, mobilitare contro il vertice G8 e sviluppare una cooperazione costruttiva con tutte le alleanze, organizzazioni di sinistra e comitati sindacali di base.

Collettivi dell'Alleanza Anti-G8 per una prospettiva rivoluzionaria: AK Kultur & Klassenkampf Ostalb, Autonome Kommunisten Berlin, Breites Bündnis für Kolumbien, Gegeninformationsbüro Berlin, Gruppe Arbeitermacht, Gruppe Internationale Solidarität Magdeburg, Initiativ e.V. Duisburg, Revolution, Revolutionäre Aktion Stuttgart, Rote Aktion Berlin, Solidaritätsgruppe Oihuka, Sozialforum Hamburg-Eimsbüttel

Collettivi sostenenti dell'appello dell'Alleanza Anti-G8: Autonome Antifa Finsterwalde, Netzwerk Freiheit für alle politischen Gefangenen, Volkswiderstandsbewegung der Welt (Ortsgruppe Berlin)